giovedì 19 aprile 2012

LA DOMENICA STANNO CHIUSI, IL FATTURATO AUMENTA

Senza aver chiuso nemmeno un punto vendita né aver forzato per l'applicazione delle liberalizzazioni più o meno salvifiche del decreto Monti, le 400 Famiglie cooperative trentine – secondo i dati presentati dal responsabile al consumo Giuseppe Fedrizzi sulle colonne de “L'Adige” - presentano dati positivi di vendita anche nei primi mesi del 2012 (+ 2%) avendo chiuso il 2011 con un convincente + 3%. É questa la migliore risposta a chi – per presa di posizione ideologica- professa la necessità delle aperture continue per uscire dalla crisi e creare nuovi posti di lavoro.
Le Famiglie cooperative del Trentino, offrono contratti di lavoro regolari in piena applicazione del contratto della cooperazione appena rinnovato e danno lavoro a qualcosa come 2.250 addetti. Ma il dato più interessante, rispetto a quanto affermato da Fedrizzi, è il valore dei piccoli punti vendita in un territorio dalla complicata orografia come quello trentino. Questi esercizi, diffusi in modo capillare nelle vallate trentine, hanno infatti fatto meglio – a livello di fatturato – rispetto ai grandi supermercati. Un dato che rivela come l'attuale rete di distribuzione delle famiglie cooperative sia più conforme alle abitudini di consumo dei trentini, rispetto ad un modello di sviluppo commerciale basato sui grandi centri commerciali e sull'apertura continua degli esercizi.
Al Trentino insomma, non conviene, dati alla mano, importare il modello “padano veneto” della grande distribuzione e degli ipermercati sempre aperti. Piuttosto, pare interessante la prospettiva di sviluppo di negozi multiservizi, volti a garantire – oltre a possibilità di spesa senza dover fare troppi chilometri – anche servizi di prossimità ai cittadini delle valli. Del resto, appare completamente inutile, sull'onda di un entusiasmo irrazionale per le liberalizzazioni di Monti, snaturare completamente un modello economico come quello trentino che ha prodotto – a tre anni dall'inizio della peggiore crisi economica del dopoguerra – un tasso di disoccupazione del 3,7 % a fronte dell'oltre 7% registrato in Veneto e del 6% della Lombardia. (Vassilios Bassios, Mauro Baldessari, Matteo Salvetti)

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