giovedì 26 gennaio 2012

APERTURE DOMENICALI E LIBERALIZZAZIONE DEGLI ORARI DI APERTURA NELL'EUREGIO TRENTINO - TIROLESE

La UIL TuCS del Trentino organizzerà presso la sala conferenze del Consorzio dei comuni Trentini per giovedì 2 febbraio 2012 un incontro dal titolo “ Aperture domenicali tra liberalizzazione e autonomia: il caso austriaco e la legge Olivi, modelli a confronto nell' Euregio” che vedrà la partecipazione del Segretario della UILtuCS trentina Walter Largher, dell'Assessore al commercio Alessandro Olivi e del Segretario regionale della DPA djp Robert Mayrhofer.
Si tratterà di un occasione di confronto - aperta ai lavoratori e alle categorie dei datori di lavoro, nonché al mondo della politica trentina - sulla tematica delle aperture domenicali e della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Una problematica che è salita agli onori della cronaca nelle ultime settimane, a seguito del tentativo operato da parte di PAM Panorama di applicare il decreto Monti in materia di liberalizzazione totale degli orari di apertura, in contrasto con la normativa vigente in Provincia di Trento. Decisione che, di fatto, rappresenta un attacco allo stesso Statuto di autonomia.
Sul fronte sindacale, anche in vista della discussione riguardante il rinnovo del contratto integrativo provinciale di settore, l'esperienza del sindacato austriaco pone nuove sfide che riguardano la tutela dei lavoratori coinvolti dal lavoro domenicale e l'aumento delle maggiorazioni previste per lo stesso. È bene ricordare come, all'interno dell'Euregio trentino tirolese, si assista ad una evidente difformità nel trattamento economico del lavoro domenicale, retribuito con una maggiorazione del 100% a nord del Brennero, solo al 30% - al massimo 70% durante il mese di dicembre – in Trentino. Da qui la necessità di un confronto tra la realtà trentina e quella tirolese, in un' ottica non meramente identitaria, ma basata sull'oggettiva omogeneità del tessuto economico e dalla dipendenza dal settore terziario, e dal turismo in particolare, riscontrabile nel territorio dell'Euregio.
Nella convinzione che, il sindacato, nel suo percorso di rinnovamento debba aprirsi all'Europa e alla collaborazione transfrontaliera per trovare soluzioni condivise a problemi riscontrabili oramai in tutti i Paesi europei.

venerdì 20 gennaio 2012

Dal "Corriere della sera" di venerdì 20 gennaio....

"Le regole sono già cambiate più volte e sempre nella stessa direzione . Ma adesso per i negozi arriva una libertà praticamente totale negli orari di apertura e anche nei turni di chiusura. Diventa possibile comprare il latte sotto casa anche tornando tardi a casa dal lavoro. E, sempre secondo i consumatori, questo potrebbe innescare u8n meccanismo di concorrenza che farebbe risparmiare alla nostra famiglia tipo 350 Euro all'anno. I commercianti dicono che non è vero. Secondo loro una competizione così spietata costringerà i piccoli negozi a chiudere sotto i colpi della grande distribuzione. E alla fine per comprare il latte dovremo lasciare Via delle Liberalizzazioni, prendere la macchina e andare al centro commerciale" (Lorenzo Salvia, Corriere della Sera del 20 gennaio 2012)

Lettera su "L'Adige" di lunedì 16 gennaio

Il Prof. Roberto Ravazzoni, ordinario dell’Università di Parma e coordinatore del centro di ricerca della Bocconi su marketing e servizi, in un articolo comparso sulle colonne de “Il Foglio” dal titolo rassicurante - “Libertà di arricchirsi” - ha sostenuto recentemente le ragioni della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, calcolando un aumento del 0,25% del PIL derivante dalle sole continue aperture domenicali e risparmi per le famiglie valutabili nell’ordine di 400 Euro all’anno, come effetto di una maggiore concorrenza nel settore. Tra le righe tuttavia, lo stesso Ravazzoni si trova costretto ad ammettere che “per via della congiuntura negativa, nell’immediato non saranno troppo evidenti gli effetti di questa liberalizzazione”. Una “congiuntura” che, è bene ricordarlo, è partita nell’ormai lontano 2008 e non pare certo vicina alla conclusione. Se osserviamo i dati sull’andamento dei consumi relativi allo scorso dicembre forniti da “La Repubblica” tutti gli indicatori presentano il segno meno. Le spese per abbigliamento e calzature sono calate del 5,2%, quelle degli alimentari del 3,2 %, segno negativo anche per libri e giocattoli con calo a due cifre per gioielli e articoli sportivi. Tutto questo nonostante la completa liberalizzazione delle aperture domenicali nel mese di dicembre. Di fronte a questi dati negativi, appare evidente come non abbia alcun senso puntare su una estensione della liberalizzazione degli orari di apertura nel disperato tentativo di rivitalizzare la stagnante economia italiana.
La questione si complica tuttavia se si considerano i dati relativi all’andamento del cosiddetto “e- commerce”. L’acquisto in rete è possibile in qualsiasi momento della giornata e consente al consumatore di scegliere comodamente da casa il prodotto da acquistare – oggi perfino automobili – evitando lo stress derivante da file e ingorghi di traffico oltre alle spese di carburante per raggiungere i luoghi consueti d’acquisto. Ecco quindi che il mercato delle vendite on line ha registrato in Italia durante il mese di dicembre scorso numeri da vero e proprio boom, con un 25 % in più rispetto ai dati dello scorso anno. La liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, rischia quindi di essere già superata dalle libertà sfrenata del commercio virtuale.
Se in Italia quello dell’acquisto in rete è un fenomeno relativamente nuovo, anche a causa della tradizionale diffidenza degli italiani riguardo a modalità di pagamento diverse dal denaro contante, in altri paesi rappresenta già un settore consolidato e monitorato, e già il commercio tradizionale – anche quello dei grandi centri commerciali – sembra risentirne. Il colosso tedesco Mediamarkt- Saturn (gruppo METRO), leader a livello europeo nella distribuzione di elettrodomestici ed elettronica di consumo, sta soffrendo in Germania la concorrenza dell’e-commerce a tal punto da essere stato costretto a ridurre di tremila unità la propria forza lavoro nel 2011. Per contro, anche da un punto di vista sindacale, si stanno organizzando negli Stati Uniti le prime proteste contro Amazon- una delle più importanti aziende del settore – colpevole di garantire basse spese di spedizione e tempi di consegna veloci anche grazie allo sfruttamento della forza lavoro, costretta, secondo un’indagine ripresa dal New York Times, a dover sopportare lavoro precario, clima di ricatto e assenza di diritti, ritmi inumani con una temperatura all’interno degli enormi magazzini che spesso supera i 40 gradi, provvedimenti disciplinari per chi rallenta il ritmo o sviene e licenziamenti arbitrari. Mentre in Germania il colosso online statunitense ottiene manodopera a basso costo grazie ai sussidi concessi dallo stato tedesco ai disoccupati.
Difficile, al momento, prevedere i tempi di transizione dal commercio tradizionale a quello virtuale, passaggio che tuttavia sembra inevitabile, con l’approssimarsi di una nuova generazione sempre più connessa. Di certo il nuovo scenario che si sta delineando rappresenta qualcosa si profondamente nuovo nella storia dell’umanità, nella quale il commercio al di là dello scambio di beni, aveva svolto la funzione importantissima di connettere persone e culture diverse, creando progresso. L’e- commerce, da questo punto di vista, rappresenta solamente l’evoluzione dell’alienazione del consumatore, sempre solo nell’atto di consumo, già analizzata dal sociologo polacco Bauman. Non rimane quindi che interrogarsi sul concetto stesso di “liberalizzazione”, sugli effetti di un mercato senza regole e quindi sul tipo di società vogliamo consegnare ai nostri figli. Forse non è ancora troppo tardi per proporre e incentivare nuovi modelli di consumo, diversi da quelli che hanno generato la crisi del 2008, capaci di creare sinergie tra produttori locali e consumatori in un’ottica di sviluppo davvero sostenibile. Matteo Salvetti

COMUNICATO STAMPA A FRONTE POSSIBILE APERTURA DOMENICALE PAM

La UIL TuCS del Trentino, unico sindacato presente all'interno di PAM, dopo aver incontrato i lavoratori e parlato con l'azienda, ha accolto con favore la decisione della stessa di tenere le serrande abbassante domenica 15 gennaio. La vicenda tuttavia sembra ben lungi dal ritenersi conclusa e, in tal senso, la UIL TuCS ha richiesto in data odierna un incontro urgente a PAM Panorama Spa per chiarire le prossime mosse del gruppo veneto.
Resta da chiarire il conflitto di attribuzione tra la Legge provinciale e quella nazionale in materia di commercio, ed è chiaro che in questa fase il nostro sindacato non può che sostenere le ragioni della Legge Olivi e il percorso di dialogo, per quanto accidentato, avviato negli ultimi mesi, anche per non gettare al vento quanto faticosamente raggiunto nelle trattative con le varie amministrazioni dei Comuni trentini.
L'applicazione del “Decreto Salva Italia” infatti risulta essere evidentemente peggiorativo rispetto alla Legge Olivi prevedendo una liberalizzazione totale delle aperture degli esercizi commerciali, ora liberi di aprire 24 ore su 24 per tutto l'anno, domeniche incluse.
La questione appare di gravità ancora maggiore se si considera l'attacco allo Statuto di autonomia derivato dal voler superare la normativa provinciale in materia di commercio.
A tal fine la Segreteria della UILTuCS andrà a richiedere un ingente incontro alle categorie del commercio di CISL e CGIL volto a fare fronte comune coontro ogni possibile violazione della normativa provinciale vigente.
La UILTuCS, ha già convocato un'assemblea con i lavoratori PAM nella prossima settimana, al fine di poter gestire nel prossimo futuro le prossime scelte aziendali.

mercoledì 4 gennaio 2012

IL PARERE DELLA UILTUCS NAZIONALE SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLE APERTURE DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI

La costante contrazione dei consumi, la preoccupazione per il futuro delle famiglie italiane ed una avviata nuova fase recessiva pesano negativamente sugli effetti della liberalizzazione del commercio.

Dato l’attuale contesto la Uiltucs considera il provvedimento di liberalizzazione totale degli orari commerciali incapace di determinare positivi effetti occupazionali. L’argomentazione utilizzata a sostegno della liberalizzazione che potrebbero aumentare i livelli di servizio e calare i prezzi al consumo è altresì opinabile.

I margini di guadagno della generalità delle imprese commerciali, con particolare riferimento al settore alimentare sono nei fatti ormai inesistenti, anche in ragione degli alti livelli di concorrenza e delle ripetute campagne promozionali atte a fidelizzare consumatori con un potere d’acquisto sempre più debole.

La competizione destinata ad aumentare tra grande distribuzione commerciale, piccolo commercio al dettaglio ed attività di vendita al limite del lecito, determinerà il mero spostamento dei consumi senza il minimo aumento dei fatturati. I maggiori oneri derivanti dall’ampliamento dell’utilizzo delle strutture potrebbero così essere compensati con la diminuzione del costo del lavoro determinando il paradosso dell’ulteriore impoverimento delle retribuzioni dei lavoratori del settore e della contestuale accelerazione di processi di espulsione della manodopera attualmente in cassa integrazione.

Anche volendo differenziare il giudizio in ragione delle diverse località con specifico riferimento alle città d’arte a vocazione turistica annuale, la Uiltucs rileva che sono destinati ad aumentare i disagi delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Se alla tendenza di generalizzare aperture domenicali e festive si dovesse aggiungere anche l’ampliamento dell’orario di apertura giornaliero e settimanale senza assicurare servizi essenziali quali asili nido, tempo pieno nelle scuole e trasporti urbani l’occupazione del settore in prevalenza femminile sarebbe ulteriormente penalizzata.
Una società che non è più in grado di festeggiare con il riposo alcuna ricorrenza laica e religiosa è una società destinata a perdere i valori fondanti della democrazia. Liberalizzazione si, liberalizzazione no sono i termini di uno scontro cieco che non guarda alla realtà dei problemi. Nell’attuale contesto è opportuna una (Il Segretario nazionale UILTuCS Brunetto Boco)