giovedì 28 febbraio 2013

RIPRENDITI IL TUO TEMPO E IL TUO TERRITORIO: GITA SUL BALDO!


L’iniziativa “Riprenditi il tuo tempo e il tuo territorio” è stata voluta e pensata dalla UIL TuCS del Trentino per sensibilizzare i consumatori riguardo alle ricadute negative dello shopping domenicale sui dipendenti del settore. Si tratta della riproposizione in chiave invernale della stessa iniziativa che, nel luglio del 2011, aveva portato famiglie e anziani alla scoperta della Val dei Mocheni partendo dallo Shopping Center di Pergine. Domenica 10 marzo si partirà dal Centro commerciale Millennium di Rovereto alla volta dell'Agritur Mortigola sul Monte Baldo.
Il dibattito relativo alle aperture domenicali è di scottante attualità in Provincia di Trento dove – al momento – sia il Comune di Rovereto che quello di Trento hanno deciso di dare la facoltà agli esercizi commerciali di aprire tutte le domeniche fino al 31 maggio, in attesa di conoscere l'esito delle dispute legali riguardanti l'applicazione del “Decreto Salva Italia” - eredità del precedente governo - che introdurrebbe anche in Trentino una liberalizzazione totale delle aperture domenicali e degli orari di lavoro.
Quando si parla di commercio, si parla di un settore ad alta partecipazione femminile nel quale particolarmente difficile risulta essere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ogni domenica lavorativa in più non può far altro che peggiorare la situazione, vista l'impossibilità da parte delle aziende ad effettuare nuove assunzioni per coprire le nuove aperture e la conseguente difficoltà di rotazione dei dipendenti. In questo contesto, l’iniziativa “Riprenditi il tuo tempo e il tuo territorio” vuole presentare ai “consumatori” un’alternativa allo shopping domenicale attraverso la partecipazione ad una semplice gita domenicale, alla portata di tutti e di tutte le tasche. Si tratta di un'operazione uguale e contraria rispetto a quella di chi vuole abituare il consumatore all'acquisto domenicale, che vuole porre al centro gli interessi del lavoratore, come individuo, rispetto a quelli del mercato. Questo perché, come provato da studi scientifici, la mancanza di orari di lavoro regolari e di riposti comporta una caduta della qualità della vita dei dipendenti, più soggetti a malattie fisiche e psichiche.
Abbiamo richiesto la partecipazione dell'Associazione Agriturismo Trentino alla quale non chiediamo un coinvolgimento “politico” o l'espressione di un'opinione in merito. Condividiamo tuttavia la stessa idea di promozione del territorio e la volontà di recuperare tempi di vita più consoni ai ritmi della natura umana. Come ricorda Massimiliano Pilati, Responsabile Marketing dell'associazione, anche promuovere la gita domenicale all' Agritur ha ricadute economiche positive ed immediate sull'economia locale. Il Trentino ha bellezze naturali da valorizzare e sarebbe un peccato chiudersi alla domenica in un centro commerciale, solo per godere di tepore o frescura artificiali. Marco Bongiovanni, titolare dell'Agritur Mortigola, ricorda infatti come nella sua struttura sia possibile passare una giornata con la famiglia svolgendo molteplici attività all'aria aperta, venendo a conoscere tramite le “fattorie didattiche” i tempi della natura, ben lontani dalla frenesia consumistica imperante.
Riteniamo come UIL TUCS che creare un dibattito costruttivo attorno alla questione delle aperture domenicali, possa aiutare anche il mondo della politica ad elaborare un modello di sviluppo più consono a garantire il benessere dei cittadini, in un territorio fragile e straordinario come quello trentino. 

Trasporto e pranzo offerti dalla UIL TuCS del Trentino
Informazioni e prenotazioni  : 0461 376152 - 151 -153 e 3466830699 
Posti limitati!

martedì 19 febbraio 2013

INTERVENTO FRANCESCO CALZOLARI ASSEMBLEA LAVORATORI COMMERCIO 28 GENNAIO 2013

Cercherò di essere schematico e breve. La mia è una riflessione in 10 punti. Nei 10 punti presenterò dei problemi e cercherò di proporre delle soluzioni. Contrariamente a quello che fanno i nostri rappresentanti politici che difficilmente comprendono i veri problemi e in ogni caso non sono in grado di proporre soluzioni utili.Soluzioni buone.
Le aperture domenicali dei negozi sono la goccia che fa traboccare il vaso. Il vaso del commercio ma non solo. Perché il commercio è la valvola di sfogo della produzione. Perché la produzione mal governata è la madre del consumismo sfrenato. E perché il consumismo sfrenato è la linfa delle multinazionali che stanno girando il mondo in cerca di terra ancora fertile da prosciugare, da sterilizzare, da schiavizzare.
Noi oggi non siamo qui solo perché la Domenica vogliamo farci gli affari nostri. Noi oggi siamo qui perché avvertiamo, anche se ancora facciamo fatica a focalizzarlo, il pericolo che tutte le nostre buone abitudini, i nostri diritti, il nostro posto di lavoro, il nostro santo diritto di vivere serenamente sia minacciato da forze esterne che pretendono di sovrastarci.
Punto 1. Dicono che le aperture domenicali creano posti di lavoro. Falso. La realtà la vivo ogni giorno in una grande azienda che probabilmente si ritiene già fin troppo grande e non intende assumere nessuno nemmeno in caso di aperture domenicali, anzi in questi anni nonostante le aperture domenicali siano via via aumentate il personale è via via diminuito.
Punto 2. Dicono che con le aperture domenicali arriveranno Auchan, Ikea, Decathlon e chissà cos’altro. Vero. Queste catene distruggeranno le piccole realtà del commercio locale. Distruggeranno altro territorio per fare gli sboroni all’interno di prefabbricati spaziali. Svuoteranno i centri storici e le valli. I paesi diventeranno quartieri dormitorio che forniranno manodopera a basso costo alle stesse multinazionali.
Punto 3. Ci penseranno loro, le multinazionali, a creare nuovi posti di lavoro? Che lavoro? A tempo determinato, apprendisti, studenti che lavorano in negozio uno o due giorni al settimana e che non vedono l’ora di trovare un altro lavoro più adatto al loro percorso di studio. E a tempo determinato, precarizzati, pagati al minimo sindacale, finiranno anche tutti quegli artigiani o quei giovani che hanno provato ad avviare una attività in proprio e che sono invece stati schiacciati dalle multinazionali stesse. Queste previsioni non le hanno fatte i Maya. Questo è quello che succede nel resto del mondo, dagli Stati Uniti, alla Romania, passando per Lombardia e Veneto. Si stanno avvicinando. Abbiamo già visto che queste liberalizzazioni distruggono. Non serve che sperimentiamo il disastro anche noi.
Punto 4. Perché la Domenica ha fatto traboccare il vaso? Perché la Domenica è sempre stato il giorno libero per tutti, l’unica cosa in Italia che è uguale per tutti. Perché non è possibile che l’essere umano non riesca ad organizzarsi per fare la spesa durante la settimana. Come dicevo nel lontano 2010 in un articolo dove osservavo uno scoiattolo che abita i boschi della Vigolana. Questo scoiattolo ogni anno durante l’autunno raccoglie tante di quelle castagne che gliene avanzano da mangiare per tutto l’inverno. Fa un gran lavoro, una testolina così piccolina; l’uomo invece, dopo anni e anni di evoluzione, una testa pensante, intelligente, l’uomo non riesce a sopravvivere nemmeno un giorno senza fare la spesa!!! La Domenica è il giorno della famiglia, delle relazioni, dello stare insieme ai nostri cari, ai nostri amici. Non vogliono darci le maggiorazioni: male. Non
vogliono darci la compensazione con altri servizi: male. Cercano di imbambolarci mettendoci in testa che per far ruotare le merci e i magazzini bisogna per forza aprire la Domenica: male, che venga giù l’amministratore delegato a far ruotare le merci, a me ruotano già le balle solo a pensare che Domenica lavoro, non ho bisogno di far ruotare altro. Ma attenzione, attenzione, perché vogliono soprattutto toglierci la possibilità di incontrarci, di stare insieme. Cosa succede quando tante persone hanno lo stesso giorno libero? Nella storia dell’uomo è sempre stato così, succede che queste persone si incontrano. Stanno insieme. L’uomo è un animale sociale! Ma ci stanno somministrando la pena capitale!!! Il capitale. Quando ci incontriamo, come stamattina, ci confrontiamo, ci aiutiamo, pensiamo, siamo pericolosi! Siamo pericolosi per loro, per chi ci vorrebbe consumatori e basta, schiavi consumati dal tempo e dalla solitudine. Siamo pericolosi perché se ci incontriamo, se pensiamo, se siamo attenti ai bisogni degli altri, se improntiamo la nostra vita su valori di reciproco aiuto, di Amore, Amore per la vita nostra e delle persone che ci circondano, per il nostro territorio, per l’acqua che sempre le multinazionali vogliono privatizzare, per l’aria incondizionata, se riusciamo a fare tutte queste cose allora possiamo anche arrabbiarci, possiamo protestare. Se riusciamo a fare tutte queste cose migliora la nostra qualità della vita. E se riusciamo a fare tutte queste cose noi ci guadagnamo in salute, il Pil decresce e loro se la fanno nelle mutande.
Punto 5. Chi rappresenta i trentini dovrebbe sapere che il mondo non è una immensa pianura. Basta guardarsi attorno. Ci sono valli, monti, c’è Monti, catene montuose, altipiani. Non si può governare tutto in modo uguale e teorico, tecnico! Senza confrontarsi con le realtà che il territorio ci pone davanti. Io abito in un piccolo paese in Valsugana e se esco di casa posso facilmente trovare vicino a me la chiesa, perché ce l’ho proprio di fianco a casa, un negozio di alimentari, un Poli, una Famiglia Cooperativa, un Eurobrico, un giornalaio, le poste, il parrucchiere, il medico di base e quant’altro. Ma se queste leggi negli anni stanno svuotando tutto io sono costretto a spostarmi in città per lavorare, devo avere una macchina che se mi va bene è stata fatta nel est europa, se mi va male sarà fatta anche quella in Cina o in India, devo consumare carburante, ed ecco che entrano in gioco anche le multinazionali del petrolio, devo mettermi in coda, nel traffico, devo prendermi un’ora di permesso se voglio fare la spesa, sto estremizzando. Chi ha la pausa pranzo lunga torna giustamente a casa per stare con la famiglia e i viaggi avanti e indietro dalle valli diventano 4. Chi ha la pausa pranzo corta non riesce nemmeno ad andare a prendere i figli a scuola. Viviamo in un territorio che non può essere appiattito solo alla valle dell’Adige. I piccoli commercianti lo sanno. E lo sanno anche le grandi catene di negozi trentini che infatti sono dislocate sul territorio nelle diverse realtà ma che sono minacciate dalla concorrenza sleale di catene infinitamente più grandi.
E fin qui mi pare che ho snocciolato solo problemi. Proseguo con le soluzioni. Non sembra ma ci sono anche le soluzioni.
Punto 6
. La Domenica vogliamo dare ai negozi la possibilità di aprire? Ci sto, è una provocazione. Ci sto ma diamo anche ai commessi il diritto di stare a casa. Come succede già in altre realtà europee. Sono un commesso ma sono anche figlio di un piccolo imprenditore e so che se uno ha una attività propria certe volte può succedere che laDomenica si debba lavorare, malvolentieri ma può capitare. Allora dico che se io ho un negozio mio e voglio aprire la Domenica voglio il diritto di farlo. Ma il negozio mio lo apro io, lo gestisco io e lo chiudo io. Se il signor Cisalfa, o il signor Decathlon, o il signor Ikea vogliono aprire la Domenica che vengano loro in Trentino ad aprirsi i loro negozi. Io commesso lavoratore dipendente pagato al minimo sindacale voglio il diritto alla Domenica giorno libero uguale per tutti.
Punto 7. Sempre io, commesso lavoratore dipendente pagato il minimo sindacale, soffro di mal di Spred. Ha colpito anche me. Sto Spred. Negli ultimi anni ci preoccupiamo sempre di più di questo Spred. Ma ci occupiamo solo dello Spred tra i titoli di stato. C’è un altro Spred, invece, che è molto più silenzioso e pericoloso: lo Spred Sociale. Quanto mi costa lavorare la Domenica? Dovendo anche fare dei turni infra settimana impossibili per coprire i reparti in mancanza di personale. Perché nessuno di coloro che sta nelle istituzioni lavora la Domenica. Perché i miei amici, compagni di catechismo, si ritrovano alla messa della Domenica mattina e io non posso esserci. Perché se non ho il tempo di occuparmi della cura dei miei cari devo pagare qualcun altro che lo faccia per me. E perché altre categorie di lavoratori, come i trasporti, hanno orari ridotti che mi rendono difficile l’utilizzo dei mezzi pubblici la Domenica costringendomi ad usare l’automobile. L’automobile mi costa di più della maggiorazione che percepisco. Perché chi fa il Ramadam in Lombardia ha diritto giustamente ad orari ridotti di lavoro mentre io cattolico non ho neanche il tempo per la messa domenicale. Questo Spred sociale rende il mio bilancio famigliare domenicale una perdita drammatica. Metto da parte un attimo il mio credo religioso e penso a chi magari vede nella Domenica l’occasione per fare qualche straordinario e arrotondare il magro stipendio: per come sono oggi le cose il lavoro domenicale rende lo stipendio ancora più magro! Penso che una buona soluzione sia portare la maggiorazione al 100% per ogni Domenica come già avviene
nel vicino Tirolo.
Punto 8. Al punto 4 ho detto che la Domenica è il giorno libero per tutti ma era una mezza verità. Ci sono lavoratori, per esempio le forze dell’ordine, che hanno i turni anche la Domenica. Loro hanno i turni. Noi stiamo lavorando dal lunedì alla Domenica, dalle 9 alle 19 e 30, con turni sempre più spezzati che riducono drasticamente il tempo di vita oltre il lavoro. Io stesso che per questioni economiche vengo al lavoro con Trentino Trasporti non riesco a tornare a casa in pausa pranzo: esco di casa alle 6e 50, rientro alle 21e 15, e la sera vado a dormire dopo mezzanotte perché cerco di mangiare qualcosa, di pulire la casa, lavare e stirare. Per questo dico: Facciamo i turni anche noi! Magari organizzati su 36 ore di lavoro settimanale, a stipendio invariato, 6 ore al giorno dal lunedì al sabato. Forse chiedo troppo ma magari una soluzione intermedia, tra la mia idea e il
disastro attuale, si può trovare.
Punto 9. Ho letto Olivi scrivere su L’Adige un pensiero molto confuso sulla sua idea di libera concorrenza. Dice “Si alla concorrenza, no alla prepotenza”. Dice di voler difendere i trentini dalla prepotenza delle multinazionali. Concretamente giustifica il fatto che la sua legge provinciale, applicata nella sua totalità come vorrebbe fare l’assessore Condini a Trento, è come uno zerbino con un messaggio di benvenuto ai proprio ai prepotenti. Nella sua idea lo zerbino dovremmo farlo noi, ma nella mia idea la porta è chiusa e lo zerbino è chi scrive leggi per conto dei prepotenti fregandosene degli interessi dei propri cittadini e potenziali elettori.
Punto 10. E concludo. Fermo restando il diritto per tutti di non lavorare la Domenica. Il dovere di tutelare le imprese e i negozi locali. Il diritto di vederci riconosciute maggiorazioni adeguate. Il dovere, perché è anche un dovere, di vivere serenamente la nostra vita con turni di lavoro meglio organizzati. Abbiamo la possibilità oggi di organizzarci per far sentire il nostro pensiero e abbiamo la possibilità domani di mandare a casa coloro che non rappresentano i nostri interessi.

( Francesco Calzolari, RSA e memebro DIRETTIVO  UILTUCS del TRENTINO, CISALFA SPORT)

UN VIAGGIO EUROPEO NELLE LIBERALIZZAZIONI

Sono partito da Varsavia lo scorso sei gennaio – nel giorno dell’Epifania – alla volta di Orio al Serio. Lungo il tragitto verso l’aeroporto la macchina passa attraverso una metropoli straordinariamente calma, tra negozi dalle serrande abbassate e pochi passanti. Mi accorgo, subito dopo il decollo, di stare sorvolando un centro commerciale, anch’esso chiuso e spento. Le pubblicità dei soliti brand del commercio internazionale spariscono dalla mia visuale con la stessa rapidità del nostro prendere quota. Per reazione a decenni di economia pianificata i polacchi di ogni colore politico hanno deciso di abbracciare i dogmi del libero mercato senza se e senza ma operando un passaggio piuttosto rapido- e non certo indolore - dal socialismo al liberismo reale. La Polonia di oggi – ancora giustamente orgogliosa per la riuscita organizzazione degli ultimi Europei di calcio – trasmette energia e si perde nelle luci dei vari centrum handlowe, spuntati come funghi nelle periferie delle principali città e talvolta addirittura nel loro stesso cuore, andando ad occupare vecchi siti di archeologia industriale. Per i centri urbani medi questo passaggio alla “modernità” ha significato la morte dei centri storici, oggi spopolati e occupati dalle insegne di compagnie telefoniche, banche e “para-banche”: piccole finanziarie dal credito pericolosamente facile.
Nella Polonia liberista non ci si è mai fatti troppi problemi: alla domenica si apre sempre, in barba alle omelie della Chiesa. Durante la settimana, i supermercati aperti fino alle 23 costituiscono la norma più che l’eccezione. Il sindacato qui è troppo debole per fare qualcosa. Un ostacolo allo sviluppo economico, dicono gli economisti e a noi fischiano le orecchie. Eppure, per quanto riguarda le festività, non c’è storia: l’apertura dei negozi all’Epifania e nelle altre ricorrenze crea ancora resistenze tali nell’opinione pubblica da costringere perfino grandi catene come Auchan e Carrefour alla chiusura.
Arrivo ad Orio al Serio che è già buio. Ad illuminare la serata ci pensano le mille luci dell’immenso Orio Center, addobbato per le festività natalizie ormai praticamente terminate. Tra Polonia ed Italia non c’è un fuso orario continentale ma solo un’ora e mezza di volo. Ne deduco che la giornata dell’Epifania non è ancora passata e – ciononostante - il grande shopping mall, come un formicaio, risulta essere nel pieno delle sue frenetiche attività. Di più: proprio oggi, in un estremo esercizio accademico di liberalizzazione, ha deciso di sperimentare l’apertura 24 ore su 24. Mancava solo questo dopo le “innovative” aperture dei supermercati lombardi a Natale. Mi rendo così conto dopo pochi minuti dal mio rientro in patria che, in meno di un anno e grazie all’azione del “governo dei tecnici” , l’Italia ha superato abbondantemente l’estremismo liberista polacco per quanto riguarda l’apertura degli esercizi commerciali.
Di ritorno in macchina nel mio Trentino, penso preoccupato a come le liberalizzazioni del commercio potranno stravolgere i ritmi di vita di quella che è sempre stata una tranquilla provincia alpina, apprezzata dai turisti italiani e stranieri in quanto tale. Penso alla perdita di qualità della vita per i lavoratori del settore e per gli stessi consumatori – subdolamente invitati ad indebitarsi – che si andrà inevitabilmente a creare e mi chiedo: è questa la “modernità” di cui avevamo bisogno? Tutto questo ci porterà davvero fuori dal tunnel della più grave crisi dei consumi dal Dopoguerra? Doveva davvero, il nostro ex Presidente, decidendo di candidarsi a fianco di chi queste liberalizzazioni le ha sostenute e promosse, rendersi complice di un cambiamento del tessuto economico e sociale provinciale tale da andare a cancellare ogni nostra specificità territoriale? Distribuire qualche divisa da Schützen o far insegnare nelle scuole le gloriose gesta della civiltà trentina tirolese non basterà evidentemente a difendere l’autonomia trentina dall’omologazione al modello padano-veneto. Innsbruck intanto, con la difesa delle sue chiusure domenicali, sembra nel frattempo sempre più lontana. Ma qualcuno, evidentemente, finge di non essersene accorto. (Matteo Salvetti)

Lettera pubblicata da "L'Adige" il 14 gennaio 2013

lunedì 18 febbraio 2013


COMUNICAZIONE URGENTE AI LAVORATORI TUTTI


CAMBIO APPALTO SANTA CHIARA

La UILTuCS del Trentino comunica che a seguito dei ricorsi fatti da Dussmann Service per l'appalto ristorazione del Ospedale Santa Chiara, l'Azienda Sanitaria ha deciso di indire una nuova gara per l'assegnazione di tale servizio. Pertanto avvisiamo che l'appalto è stato prorogato a Dussmann Service fino ad Agosto 2013, in attesa della nuova gara.
Sono comunque a disposizione per qualsiasi informazione inerente il cambio appalto.

Mauro Baldessari Segreteria Provinciale UILTuCS 346/6830635 m.baldessari@uiltn.it