Cercherò di essere
schematico e breve. La mia è una riflessione in 10 punti. Nei 10
punti presenterò dei problemi e cercherò di proporre delle
soluzioni. Contrariamente a quello che fanno i nostri rappresentanti
politici che difficilmente comprendono i veri problemi e in ogni caso
non sono in grado di proporre soluzioni utili.Soluzioni buone.
Le
aperture domenicali dei negozi sono la goccia che fa traboccare il
vaso. Il vaso del commercio ma non solo. Perché il commercio è la
valvola di sfogo della produzione. Perché la produzione mal
governata è la madre del consumismo sfrenato. E perché il
consumismo sfrenato è la linfa delle multinazionali che stanno
girando il mondo in cerca di terra ancora fertile da prosciugare, da
sterilizzare, da schiavizzare.
Noi oggi non siamo qui solo perché
la Domenica vogliamo farci gli affari nostri. Noi oggi siamo qui
perché avvertiamo, anche se ancora facciamo fatica a focalizzarlo,
il pericolo che tutte le nostre buone abitudini, i nostri diritti, il
nostro posto di lavoro, il nostro santo diritto di vivere serenamente
sia minacciato da forze esterne che pretendono di sovrastarci.
Punto
1. Dicono che le aperture domenicali creano posti di lavoro.
Falso. La realtà la vivo ogni giorno in una grande azienda che
probabilmente si ritiene già fin troppo grande e non intende
assumere nessuno nemmeno in caso di aperture domenicali, anzi in
questi anni nonostante le aperture domenicali siano via via aumentate
il personale è via via diminuito.
Punto 2. Dicono che con
le aperture domenicali arriveranno Auchan, Ikea, Decathlon e chissà
cos’altro. Vero. Queste catene distruggeranno le piccole realtà
del commercio locale. Distruggeranno altro territorio per fare gli
sboroni all’interno di prefabbricati spaziali. Svuoteranno i centri
storici e le valli. I paesi diventeranno quartieri dormitorio che
forniranno manodopera a basso costo alle stesse multinazionali.
Punto
3. Ci penseranno loro, le multinazionali, a creare nuovi posti di
lavoro? Che lavoro? A tempo determinato, apprendisti, studenti che
lavorano in negozio uno o due giorni al settimana e che non vedono
l’ora di trovare un altro lavoro più adatto al loro percorso di
studio. E a tempo determinato, precarizzati, pagati al minimo
sindacale, finiranno anche tutti quegli artigiani o quei giovani che
hanno provato ad avviare una attività in proprio e che sono invece
stati schiacciati dalle multinazionali stesse. Queste previsioni non
le hanno fatte i Maya. Questo è quello che succede nel resto del
mondo, dagli Stati Uniti, alla Romania, passando per Lombardia e
Veneto. Si stanno avvicinando. Abbiamo già visto che queste
liberalizzazioni distruggono. Non serve che sperimentiamo il disastro
anche noi.
Punto 4. Perché la Domenica ha fatto traboccare
il vaso? Perché la Domenica è sempre stato il giorno libero per
tutti, l’unica cosa in Italia che è uguale per tutti. Perché non
è possibile che l’essere umano non riesca ad organizzarsi per fare
la spesa durante la settimana. Come dicevo nel lontano 2010 in un
articolo dove osservavo uno scoiattolo che abita i boschi della
Vigolana. Questo scoiattolo ogni anno durante l’autunno raccoglie
tante di quelle castagne che gliene avanzano da mangiare per tutto
l’inverno. Fa un gran lavoro, una testolina così piccolina; l’uomo
invece, dopo anni e anni di evoluzione, una testa pensante,
intelligente, l’uomo non riesce a sopravvivere nemmeno un giorno
senza fare la spesa!!! La Domenica è il giorno della famiglia, delle
relazioni, dello stare insieme ai nostri cari, ai nostri amici. Non
vogliono darci le maggiorazioni: male. Non
vogliono darci la
compensazione con altri servizi: male. Cercano di imbambolarci
mettendoci in testa che per far ruotare le merci e i magazzini
bisogna per forza aprire la Domenica: male, che venga giù
l’amministratore delegato a far ruotare le merci, a me ruotano già
le balle solo a pensare che Domenica lavoro, non ho bisogno di far
ruotare altro. Ma attenzione, attenzione, perché vogliono
soprattutto toglierci la possibilità di incontrarci, di stare
insieme. Cosa succede quando tante persone hanno lo stesso giorno
libero? Nella storia dell’uomo è sempre stato così, succede che
queste persone si incontrano. Stanno insieme. L’uomo è un animale
sociale! Ma ci stanno somministrando la pena capitale!!! Il capitale.
Quando ci incontriamo, come stamattina, ci confrontiamo, ci aiutiamo,
pensiamo, siamo pericolosi! Siamo pericolosi per loro, per chi ci
vorrebbe consumatori e basta, schiavi consumati dal tempo e dalla
solitudine. Siamo pericolosi perché se ci incontriamo, se pensiamo,
se siamo attenti ai bisogni degli altri, se improntiamo la nostra
vita su valori di reciproco aiuto, di Amore, Amore per la vita nostra
e delle persone che ci circondano, per il nostro territorio, per
l’acqua che sempre le multinazionali vogliono privatizzare, per
l’aria incondizionata, se riusciamo a fare tutte queste cose allora
possiamo anche arrabbiarci, possiamo protestare. Se riusciamo a fare
tutte queste cose migliora la nostra qualità della vita. E se
riusciamo a fare tutte queste cose noi ci guadagnamo in salute, il
Pil decresce e loro se la fanno nelle mutande.
Punto 5. Chi
rappresenta i trentini dovrebbe sapere che il mondo non è una
immensa pianura. Basta guardarsi attorno. Ci sono valli, monti, c’è
Monti, catene montuose, altipiani. Non si può governare tutto in
modo uguale e teorico, tecnico! Senza confrontarsi con le realtà che
il territorio ci pone davanti. Io abito in un piccolo paese in
Valsugana e se esco di casa posso facilmente trovare vicino a me la
chiesa, perché ce l’ho proprio di fianco a casa, un negozio di
alimentari, un Poli, una Famiglia Cooperativa, un Eurobrico, un
giornalaio, le poste, il parrucchiere, il medico di base e
quant’altro. Ma se queste leggi negli anni stanno svuotando tutto
io sono costretto a spostarmi in città per lavorare, devo avere una
macchina che se mi va bene è stata fatta nel est europa, se mi va
male sarà fatta anche quella in Cina o in India, devo consumare
carburante, ed ecco che entrano in gioco anche le multinazionali del
petrolio, devo mettermi in coda, nel traffico, devo prendermi un’ora
di permesso se voglio fare la spesa, sto estremizzando. Chi ha la
pausa pranzo lunga torna giustamente a casa per stare con la famiglia
e i viaggi avanti e indietro dalle valli diventano 4. Chi ha la pausa
pranzo corta non riesce nemmeno ad andare a prendere i figli a
scuola. Viviamo in un territorio che non può essere appiattito solo
alla valle dell’Adige. I piccoli commercianti lo sanno. E lo sanno
anche le grandi catene di negozi trentini che infatti sono dislocate
sul territorio nelle diverse realtà ma che sono minacciate dalla
concorrenza sleale di catene infinitamente più grandi.
E fin qui
mi pare che ho snocciolato solo problemi. Proseguo con le soluzioni.
Non sembra ma ci sono anche le
soluzioni.
Punto 6. La Domenica vogliamo dare ai
negozi la possibilità di aprire? Ci sto, è una provocazione. Ci sto
ma diamo anche ai commessi il diritto di stare a casa. Come succede
già in altre realtà europee. Sono un commesso ma sono anche figlio
di un piccolo imprenditore e so che se uno ha una attività propria
certe volte può succedere che laDomenica si debba lavorare,
malvolentieri ma può capitare. Allora dico che se io ho un negozio
mio e voglio aprire la Domenica voglio il diritto di farlo. Ma il
negozio mio lo apro io, lo gestisco io e lo chiudo io. Se il signor
Cisalfa, o il signor Decathlon, o il signor Ikea vogliono aprire la
Domenica che vengano loro in Trentino ad aprirsi i loro negozi. Io
commesso lavoratore dipendente pagato al minimo sindacale voglio il
diritto alla Domenica giorno libero uguale per tutti.
Punto 7.
Sempre io, commesso lavoratore dipendente pagato il minimo sindacale,
soffro di mal di Spred. Ha colpito anche me. Sto Spred. Negli ultimi
anni ci preoccupiamo sempre di più di questo Spred. Ma ci occupiamo
solo dello Spred tra i titoli di stato. C’è un altro Spred,
invece, che è molto più silenzioso e pericoloso: lo Spred Sociale.
Quanto mi costa lavorare la Domenica? Dovendo anche fare dei turni
infra settimana impossibili per coprire i reparti in mancanza di
personale. Perché nessuno di coloro che sta nelle istituzioni lavora
la Domenica. Perché i miei amici, compagni di catechismo, si
ritrovano alla messa della Domenica mattina e io non posso esserci.
Perché se non ho il tempo di occuparmi della cura dei miei cari devo
pagare qualcun altro che lo faccia per me. E perché altre categorie
di lavoratori, come i trasporti, hanno orari ridotti che mi rendono
difficile l’utilizzo dei mezzi pubblici la Domenica costringendomi
ad usare l’automobile. L’automobile mi costa di più della
maggiorazione che percepisco. Perché chi fa il Ramadam in Lombardia
ha diritto giustamente ad orari ridotti di lavoro mentre io cattolico
non ho neanche il tempo per la messa domenicale. Questo Spred sociale
rende il mio bilancio famigliare domenicale una perdita drammatica.
Metto da parte un attimo il mio credo religioso e penso a chi magari
vede nella Domenica l’occasione per fare qualche straordinario e
arrotondare il magro stipendio: per come sono oggi le cose il lavoro
domenicale rende lo stipendio ancora più magro! Penso che una buona
soluzione sia portare la maggiorazione al 100% per ogni Domenica come
già avviene
nel vicino Tirolo.
Punto 8. Al punto 4 ho
detto che la Domenica è il giorno libero per tutti ma era una mezza
verità. Ci sono lavoratori, per esempio le forze dell’ordine, che
hanno i turni anche la Domenica. Loro hanno i turni. Noi stiamo
lavorando dal lunedì alla Domenica, dalle 9 alle 19 e 30, con turni
sempre più spezzati che riducono drasticamente il tempo di vita
oltre il lavoro. Io stesso che per questioni economiche vengo al
lavoro con Trentino Trasporti non riesco a tornare a casa in pausa
pranzo: esco di casa alle 6e 50, rientro alle 21e 15, e la sera vado
a dormire dopo mezzanotte perché cerco di mangiare qualcosa, di
pulire la casa, lavare e stirare. Per questo dico: Facciamo i turni
anche noi! Magari organizzati su 36 ore di lavoro settimanale, a
stipendio invariato, 6 ore al giorno dal lunedì al sabato. Forse
chiedo troppo ma magari una soluzione intermedia, tra la mia idea e
il
disastro attuale, si può trovare.
Punto 9. Ho letto
Olivi scrivere su L’Adige un pensiero molto confuso sulla sua idea
di libera concorrenza. Dice “Si alla concorrenza, no alla
prepotenza”. Dice di voler difendere i trentini dalla prepotenza
delle multinazionali. Concretamente giustifica il fatto che la sua
legge provinciale, applicata nella sua totalità come vorrebbe fare
l’assessore Condini a Trento, è come uno zerbino con un messaggio
di benvenuto ai proprio ai prepotenti. Nella sua idea lo zerbino
dovremmo farlo noi, ma nella mia idea la porta è chiusa e lo zerbino
è chi scrive leggi per conto dei prepotenti fregandosene degli
interessi dei propri cittadini e potenziali elettori.
Punto 10.
E concludo. Fermo restando il diritto per tutti di non lavorare la
Domenica. Il dovere di tutelare le imprese e i negozi locali. Il
diritto di vederci riconosciute maggiorazioni adeguate. Il dovere,
perché è anche un dovere, di vivere serenamente la nostra vita con
turni di lavoro meglio organizzati. Abbiamo la possibilità oggi di
organizzarci per far sentire il nostro pensiero e abbiamo la
possibilità domani di mandare a casa coloro che non rappresentano i
nostri interessi.
( Francesco Calzolari, RSA e memebro DIRETTIVO UILTUCS del TRENTINO, CISALFA SPORT)