“Non cambiare stile di vita, cambia
supermercato” recita uno slogan della nota catena tedesca del discount LIDL
che, anche qui in Trentino, nonostante la crisi che ha colpito altre realtà
commerciali della GDO, ha visto crescere i propri volumi di vendita e aprire una
nuova filiale ad Arco.
L’andamento
delle filiali trentine è quindi ottimo da ogni punto di vista e questa è
indubbiamente una buona notizia in un’epoca di “vacche magre” per il commercio,
in particolare per quello al dettaglio. Ma al miglioramento costante delle
performance economiche del gruppo non è ancora seguito un corrispondente
miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti.
Lidl,
in particolare, continua a chiedere ai propri dipendenti di incrementare la
produttività delle filiali, a parità di forza lavoro impiegata. L’obbiettivo
è quello di aumentare i fatturati, contenendo i costi del personale attraverso
specifiche politiche che comportano l’inserimento di forza lavoro a part time –
che assai raramente in futuro potranno vedere aumentato il loro monte ore
lavorativo - trasferimenti di personale da una filiale all’altra, smaltimento
obbligato di ferie e permessi, utilizzo dei “capi filiale” per tamponare alle
emergenze in caso di mancata copertura del punto vendita per assenze non
preventivate.
Lo
“stress lavoro correlato” – così lo possiamo giustamente chiamare – coinvolge
per primi i capo filiale e di seguito ogni fascia dei lavoratori LIDL, senza
eccezioni, costretti a lavorare costantemente sul filo del rasoio della
mancanza di personale.
La
situazione è pure peggiorata con l’introduzione della liberalizzazione degli
orari di apertura e la decisione presa anche dal colosso del discount tedesco,
di tentare l’apertura in giorno domenicale e festivo. Se, da un punto di vista
commerciale, i primi riscontri a tale politica devono misurarsi con l’andamento
meteorologico, i lavoratori si trovano spesso costretti a subire situazioni
surreali: negozi aperti e deserti al 25 aprile con comunicazione del “tutti a
casa” a metà giornata e – come recentemente accaduto – flusso di clientela
relativamente sostenuto in occasione del 2 giugno per l’apertura di una
determinata campagna pubblicitaria, e solo due dipendenti a gestire tutte le
operazioni filiale: dalla movimentazione della merce, al riempimento del
reparto freschi, al fare cassa. Lavorando, per giunta, oltre il normale orario
di lavoro. A riprova del fatto che il lavoro festivo e domenicale non genera
nuovi posti di lavoro, sicuramente non in LIDL.
Se
non siamo ancora arrivati ai livelli delle vessazioni subite dai dipendenti e
raccontante nel “Libro nero LIDL Europa” del 1996 redatto congiuntamente dai
sindacati europei poco ci manca. E in questo caso, quello della crisi non è
proprio un alibi utilizzabile per giustificare una diminuzione dei diritti dei
lavoratori.
La
UILTUCS del Trentino, provvederà quindi ad informare i dipendenti, affinché episodi
come quelli riportati non abbiano a ripetersi in futuro, assistendo
sindacalmente chi deciderà di non prestare servizio in giorno festivo, così
come previsto dal contratto nazionale e chi sta subendo su di sé le conseguenze
del “modello discount LIDL”. Qualora la situazione non migliori, la UILTUCS del
Trentino, presente in tutti i punti vendita provinciali, provvederà ad attivare
tutte le misure sindacali possibili al fine di tutelare i propri associati.
Matteo Salvetti – Segreteria
UIL TuCS Trentino Alto Adige Südtirol
- 3466830699
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