martedì 3 maggio 2011

PARLIAMO DI GLOBAL VILLAGE

Davanti ad una platea di cittadini più incuriositi che allarmati, due anni fa, alla presenza del neoeletto Assessore al commercio Olivi, dell’imprenditore Depretto e dell’allora sindaco Gurlini, veniva presentato a Mori il progetto del “Global village”. Quel centinaio e più di persone accorse, veniva per la prima volta informato del fatto che, di lì a poco, sarebbe sorto nel cuore della borgata il centro commerciale più grande del Trentino. Oltre 105 metri cubi di cemento per 36.000 metri quadri di superficie occupata. A concessioni edilizie già regolarmente assegnate, il dibatto - organizzato dal Pd locale - diventava surreale, quasi propagandistico dei benefici che il nuovo centro commerciale avrebbe portato: un cinema multisala, una pista di “go kart”, un Hotel cinque stelle con annessa piscina ed una nuova piazza costruita appositamente per “socializzare”.
Non che gli argomenti dell’amministrazione comunale e di Depretto non avessero suscitato qualche reazione negativa. Nella popolazione della borgata innanzitutto e nei sindacati, che esprimevano le loro perplessità da un punto di vista occupazionale, entrando il Global village in diretta competizione con altri tre centri commerciali e con i negozi dei centri storici limitrofi. Non per ultimo, lo stesso Olivi dichiarò la sua volontà, per il futuro, di impedire la costruzione di nuovi centri commerciali di quelle dimensioni in provincia di Trento. Quella sera di giugno la gente tornò a casa – tra pochi entusiasti e una maggioranza schiacciante di critici – con la convinzione che i giochi ormai erano fatti e che – volenti o nolenti – il centro commerciale si sarebbe fatto.
Il massimo della partecipazione concessa ai cittadini nella realizzazione di un'opera fortemente impattante da un punto di vista economico, sociale ed ambientale si era limitata alla realizzazione di un incontro di presentazione di un rendering del progetto di costruzione e ad una inutile discussione di poche ore su una decisione già presa. Dopo qualche tempo, qualcuno, nel notare i lavori fermi del cantiere, aveva cominciato a farsi l’illusione che il “Global village” non sarebbe mai stato realizzato. Così – mentre cominciava la vendita delle concessioni agli esercizi commerciali del futuro shopping center – Mori sembrava dormire sonni tranquilli. Con un PD costretto - passando dall’opposizione al governo - ad inventarsi una improbabile “terza via” tra la promozione del centro storico e quella del “Global village”. Con un movimento dei Verdi del tutto incapace di esprimere una propria valutazione sulle conseguenze ambientali della realizzazione dello shopping center. Con una sinistra ancorata a logiche antiche, che per la prima volta ed in modo assai timido, si trovava a confrontarsi con le problematiche post moderne legate allo sviluppo commerciale. Non ha detto nulla nemmeno il consorzio “Centriamo Mori” che pure nella borgata crea aggregazione e attività, e che sembra davvero voler credere che un centro commerciale di tali dimensioni – con una propria piazza autonoma – invoglierà i suoi visitatori a fare un giro anche tra i negozi del centro moriano. Forse il problema è così nuovo per il Trentino, che manca perfino la capacità di immaginare quale potrebbe essere lo scenario del dopo “Global village”. In Inghilterra, che da tempo deve fare i conti con queste problematiche, si è creato ad esempio un movimento di massa contrario all’apertura di nuove filiali di Tesco – colosso della GDO – colpevole – a causa della sua politica commerciale – della chiusura di tutti i piccoli commercianti in ogni sua area di insediamento. Recentemente di “Global Village” si è parlato per la questione delle aperture domenicali. Il centro commerciale è stato infatti pensato per tenere aperto tutto l’anno grazie ad uno status di comune turistico che Mori – per decisione provinciale – rischia ora di perdere. Eppure, c’è da scommetterci, la partita è tutt’altro che chiusa. Troppi gli interessi in campo, troppe le forze economiche che spingono a livello “sotterraneo” per la costruzione e l’apertura continua del centro commerciale. Così, presto o tardi, l’intera Vallagarina dovrà confrontarsi con il Global Village, che ai posteri rimarrà come monumento in cemento della cattiva politica. Quella politica che, per dirla come Tony Judt, senza idealismo, si riduce a una forma di contabilità sociale, all’amministrazione quotidiana di uomini e cose, purtroppo messi sempre più spesso sullo stesso piano.

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