InterEurope
AG è un'azienda tedesca del settore assicurativo avente sede a
Düsseldorf
e specializzata nella liquidazione di sinistri esteri e servizi di
assistenza giuridica. A Trento, in Via Brennero, InterEurope occupa
30 dipendenti nella sua – finora - unica sede italiana: si tratta
di personale altamente qualificato in ambito giuridico e plurilingue.
Grazie a questo gruppo di lavoro, e per la particolare tipologia di
business, questa azienda è una delle poche in un periodo di crisi
generale a mantenere fatturati in crescita, con l'avvio – sul
territorio trentino – di collaborazioni con altri importanti e noti
gruppi assicurativi locali.
In
data 10 luglio, InterEurope AG, ha comunicato ai dipendenti la
propria volontà di chiudere la sede di Trento per trasferire ogni
attività a Milano a partire dal primo ottobre. Senza alcun
preavviso, ai 30 dipendenti e alle loro famiglie, è stato comunicato
che, senza accettazione di trasferimento entro il 26 luglio, il
rapporto di lavoro sarebbe stato risolto automaticamente “per
giustificato motivo oggettivo”. Tra i dipendenti toccati dal
provvedimento, anche una futura mamma e una madre di un bambino di
appena due mesi.
La
UILTUCS del Trentino sta seguendo, assistita dai propri uffici
legali, l'intera vicenda e ha proceduto all'impugnazione delle
lettere di trasferimento, considerate illegittime, visto e
considerato che, ad oggi, non esiste alcuna sede a Milano in grado di
assorbire 30 trasferimenti da Trento. Peraltro, nella comunicazione,
non sono stati indicati i motivi tecnico organizzativi che
porterebbero alla necessità di spostare la sede nel capoluogo
lombardo. Come detto, i fatturati di Trento sono in crescita, in un
mercato locale che certamente presenta meno competitors potenziali
rispetto alla piazza di Milano. Tra l'altro, preannunciando la
risoluzione del rapporto di lavoro di chi non dovesse accettare il
trasferimento, l'azienda si pone in violazione delle normative
nazionali riguardanti il licenziamento individuale e collettivo.
Interpellata
a riguardo, InterEurope AG ha giustificato il trasferimento – a
parole – invocando la libertà di impresa. Una libertà,
evidentemente irrispettosa nei confronti di quei dipendenti, spesso
con anzianità aziendale superiore ai 5 anni, che hanno contribuito
con il loro lavoro al successo dell'azienda e che ora si vedono
chiudere la porta in faccia. Nel suo piccolo che tanto “piccolo”
poi non è, questa vicenda pone ancora una volta in maniera
drammatica – come per il caso Subaru – la necessità di ricordare
alle imprese come, in base all'art. 41 della Costituzione italiana
l'attività economica sia si libera, ma non possa svolgersi in
contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Un danno evidente che
invece InterEurope AG sta arrecando non solo ai propri dipendenti ma
anche alla collettività trentina.
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