venerdì 13 aprile 2012

CORSA AL LAVORO DOMENICALE: PAM DÀ I NUMERI

Non regge alla prova dei fatti la posizione di PAM riguardo alla presunta “corsa al lavoro domenicale”. La mossa di PAM sembra infatti più volta ad aumentare la pressione sull'opinione pubblica, affinché anche in Trentino vengano applicate le liberalizzazioni totalizzanti previste dal decreto Monti, che non a garantire nuovi e ben pagati posti di lavoro ai tanti studenti che ne avrebbero fatto richiesta.
Conti alla mano, senza volerci addentrare nella polemica relativa all'attuazione del decreto Salva Italia in Trentino e della conseguente possibilità di apertura dei negozi per tutto l'anno, non si comprende infatti come PAM sia arrivata a calcolare, per uno studente assunto con un part time a otto ore solo alla domenica, una retribuzione di 400 Euro, a meno di non voler aggiungere qualche domenica alle solite quattro.
In base al contratto del commercio infatti, tabelle retributive alla mano, per un contratto di lavoro così fatto uno studente andrebbe a guadagnare non più di 300 Euro lordi mensili, comprensivi di rateo TFR. Se poi davvero, per tali contratti “domenicali” fatti ad hoc per quattro giornate mensili, PAM fosse disposta a pagare 400 Euro, i dipendenti in forza, a tempo pieno, dovrebbero ricevere retribuzioni mensili per oltre 2.000,00 Euro. In tal caso la UILTuCS del Trentino sarebbe disponibile da subito a firmare un contratto integrativo volto a garantire tali maggiorazioni a tutti i dipendenti. Non è dato poi sapere per quale motivo Davide Carrier, direttore del punto vendita di Trento, non voglia, almeno in una fase iniziale, usufruire delle 11 domeniche di apertura in deroga comunque previste a livello provinciale: decisione questa che fa sorgere più di una perplessità sulle reali intenzioni dell'azienda veneta.
Da un punto di vista organizzativo, non è inoltre chiaro quale qualifica PAM voglia assegnare ai lavoratori studenti. Non potrà certo trattarsi di figure professionali qualificate, con mansioni specifiche, che – essendo già in forza e insostituibili – sarebbero le prime alle quali richiedere nuove e indesiderate prestazioni di domenica.
In ogni caso, siamo davvero sicuri che bastino le aperture domenicali a garantire l'aumento dei consumi e l'uscita dalla crisi ? Alla fine non si redistribuirà solamente lo stesso budget familiare di spesa su sette giorni anziché su sei?

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