giovedì 23 giugno 2011

Politica, consumismo e Festival dell'economia

La grande affluenza all'Auditorium Santa Chiara per ascoltare le parole e le riflessioni del sociologo polacco Bauman, che per la seconda volta si trovava a partecipare al Festival dell'Economia di Trento, non possono lasciare indifferente il mondo della politica trentina, come invece è parso di intuire dalle reazioni del Presidente della Provincia oggi riportate sul Vostro quotidiano. Per Dellai il consumismo sembra essere un tratto ineluttabile della modernità, quasi da assecondare quando ripete che “il Trentino deve modernizzarsi ancora sul piano commerciale”. Peccato che, solo ieri, si sia parlato proprio sulle colonne del Vostro giornale, dello scarso effetto avuto dall'apertura domenicale decisa in occasione del Festival dell'economia. Basta riportare le dichiarazioni di alcuni commerciati per i quali “in Trentino non esiste la cultura di fare acquisti alla domenica”, “gli incassi sono stati così bassi da non coprire nemmeno i costi del personale”, “chi viene a vedere le conferenze non va a fare shopping”. Tutto questo mentre, con l'approvazione della cosiddetta Legge Olivi del commercio, la Giunta provinciale ha indirettamente dato il via libera ad una possibile estensione del ricorso alle aperture domenicali. Un quadro di aperture continue, di consumo e spesa che - essendo un tratto della modernità - Dellai sembra approvare senza riserve. Bauman nelle sue parole e nei suoi scritti - tra tutti vogliamo ricordare per la lucidità d'analisi il caustico “Consumo, dunque sono” - si limita semplicemente ad osservare e a rappresentare un quadro della nostra società che è reale e quindi tutt'altro che apocalittico. E dal quale prendono origine molti dei mali della nostra contemporaneità, non ultima la grande crisi del 2008, generata da comportamenti consumistici, che purtroppo stanno prendendo piede anche in Trentino, grazie ai quali è sempre più diffuso il ricorso alle “magie” del credito al consumo e delle carte di credito. La politica, in quanto gestione della “polis” e del bene comune, non può mostrarsi solo spettatrice dei processi in atto. Se è tale, ad essa va il compito di agire, senza velleità da Stato etico ma con il necessario idealismo, per governarli al meglio. Vale quindi la pena chiedersi - dopo l'intervento di Dellai – quali siano le ricadute del Festival dell'economia in termini di idee per il progresso della comunità se, di fronte alle documentate riflessioni di importanti studiosi e alla grande partecipazione popolare, testimonianza viva di attenzione alla problematica, la politica reagisce con un freddo applauso di cortesia. M.S

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